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Essere e Apparire |
Per la conduzione dell’anno 2008-2009 ho indicato il motto “essere e
apparire” , interpretandolo, in assoluta semplicità, in questo senso:
“essere”: sapere chi siamo, ma soprattutto esserci; un club non si manifesta
per procura; ciascuno di noi rappresenta una forza del gruppo e trae forza
dal gruppo; “apparire” : strumento intelligente dell’essere visto come
lavoro condiviso per manifestarci all’esterno e farci conoscere, per
promuovere i più rilevanti problemi sociali, per diffondere solidarietà e
speranza.
Esistono svariate
interpretazioni, sicuramente meno pratiche del binomio, in quanto,essere e
apparire sono i corrispondenti di reale e desiderato, ciò che siamo e ciò
che vorremmo essere o ciò che vogliamo che gli altri pensino che noi siamo.
Quasi tutti seguono, nel loro
vivere, un misto di essere ed apparire, ognuno con le sue percentuali e
modalità dell’una e dell’altra componente. Spesso è difficile tornare
indietro in quanto, abituati a proporci per ciò che ci sembra più opportuno,
o necessario, non ci siamo più dedicati a capire la nostra realtà, cioè come
siamo realmente e tanto meno ci siamo adoperati per migliorarci sul serio,
tutti presi dal migliorare quell’immagine che dovevamo "mostrare" di noi.
Il problema dell’essere o
apparire, potrebbe essere inteso come le modalità dell’animo e la voglia di
fare apparire queste in modo diverso dalla verità con lo scopo di affermarsi
nella società, e forse un modo di pensare consumistico che è dato
dall’eguaglianza “io sono = ciò che ho e ciò che consumo”. In tal maniera,
riprendere l’abitudine alla sostanza, ritrovare l’abito mentale di
relazionarci con la realtà, con le persone reali e non con la loro immagine,
è un percorso che può essere faticoso e non breve. A volte poi, l’impegno
nei confronti dell’apparire è così grande che finiamo per credere anche noi
di essere come vorremmo apparire, restiamo così noi stessi vittime della
mistificazione. A questo punto riprendere il contatto con la realtà può
diventare anche doloroso e ammettere che siamo tutt’altro da quello che
avremmo desiderato, può costare caro in termini psicologici, ma è un
passaggio inevitabile se si vuole intraprendere la strada del risanamento.
Nella mia lettera di saluto ai
Soci ho citato Platone che nei suoi dialoghi si serve spesso dei miti, dei
racconti immaginari, per illustrare in modo efficace delle verità talvolta
astratte o difficili da capire.
Il mito più celebre è quello
della caverna, che si trova nel dialogo “La Repubblica”.
Alcuni schiavi sono incatenati,
faccia al muro, nella parete di fondo di una caverna oscura, mentre davanti
all’ingresso passano le persone. La luce del sole proietta nel fondo della
caverna le ombre dei passanti e gli schiavi vedono nel muro questi
simulacri. I loro occhi sono così abituati alle tenebre che riescono a
percepire le varie differenze tra un’ombra e l’altra; sorgono spesso
discussioni e litigi per dimostrare chi sia il più abile nell’individuare le
varie caratteristiche di quella che credono essere l’unica realtà esistente:
il mondo delle ombre.
Un giorno però uno schiavo riesce
a liberarsi dalle catene ed esce dalla caverna. Così si accorge che la
realtà non è quella vissuta fino ad allora, nel buio di una grotta, ma
quella esterna, alla luce del sole. Lentamente si abitua alla splendente
luminosità del giorno e arriva infine a scoprire la causa delle ombre, cioè
cose, animali e persone, e la loro origine, cioè la luce del sole.
Felice della sua scoperta,
ritorna nella caverna per annunciare la verità ai suoi vecchi compagni di
prigionia; ma non viene creduto; poi, a causa della sua insistenza, viene
ucciso.
Platone si riferiva a Socrate,
che districatosi dai lacci degli argomenti sofistici è riuscito a
raggiungere la luce della verità, che trascende questo mondo. Ma il
tribunale di Atene ne decretò la morte, mediante veleno (la cicuta). Era
l’anno 399 avanti Cristo..
Il mito della caverna può
insegnare molto anche nel 2008 dopo Cristo: Attenti a non confondere la
realtà con il mondo delle apparenze; o per meglio dire, il mondo reale con
quello virtuale.
Anche la biologia mette il suo
contributo in questo binomio dell’ essere e apparire: infatti il genotipo di
un individuo è dato dal suo corredo genetico, è ciò che è "scritto" nel DNA
contenuto nel nucleo di tutte le sue cellule ed è quindi immutabile. Il
fenotipo, invece, è l'insieme dei caratteri che l'individuo manifesta:
dipende dal suo genotipo, dalle interazioni fra geni e anche da fattori
esterni; dunque può variare.
In conclusione l’apparire può
essere uno strumento intelligente dell’essere, che si crea una immagine
mentale in cui si rappresenta così come desidererebbe essere realmente ma
non è. Le altre persone in tale mix di fantasia e realtà interagiscono con
quella persona-attore prendendo quella immagine loro proposta per vera (ma
solo se l’attore è bravo).
Catania 18 settembre 2008
Pietro Di Gregorio
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Cari Soci, a fine
mandato, colgo l’occasione per manifestarvi una mia riflessione: all’inizio
dell’anno sociale ho indicato quale motto "essere e apparire",
interpretandolo, in assoluta semplicità, in questo senso: "essere", sapere
chi siamo, ma sopratutto esserci. Un club non si manifesta per procura,
perchè ciascuno di noi rappresenta una forza del gruppo e trae forza dal
gruppo. "Apparire", strumento dell’essere, visto come lavoro condiviso per
manifestarci all’esterno e farci conoscere, per promuovee i più rilevanti
problemi sociali, per diffondere solidarietà e speranza.
Nel programmare l’anno sociale appena trascorso abbiamo seguito, insieme
con il Consiglio direttivo, la traccia indicata dal distretto relativamente
a temi e services, oltre che diverse iniziative autonome del Club.
Tali attività, consultabili sul nostro sito web, verranno riportate nella
brochure che vi verrà consegnata in occasione dell’apertura del nuovo
anno sociale.
ll programma è stato realizzato con la collaborazione del Consiglio
direttivo, ma mi corre l’obbligo, oltre che il piacere, di ringraziare in
particolare Alessandro Licciardello, Santi Distefano, Cecilia Idda
Mastropasqua, Salvatore Porto e lo staff che mi ha aiutato a portare avanti
le iniziative dell’anno sociale con la competenza amministrativa lionistica
(il segretario Mario Distefano) con i suoi perfetti tabulati di pagamento e
ahimè di riscossione (il tesoriere Mauro Mastropasqua), con la brillante
organizzazione del cerimoniale (Marisa D’Agostino) e infine il nostro web
master Carlo Maugeri che in tempo reale è riuscito ad informare i soci di
ogni iniziativa e che è autore di un bellissimo sito web,
www.lionscatanianord.it sul quale sono state regolarmente riportate tutte le
attività del club (foto degli eventi comprese).
Alla fine di questa lunga maratona dell’anno sociale 2008-2009, mutuando
alcuni concetti del nostro Presidente Internazionale Al Brandel possiamo
dire che:
ci siamo stati: "essere"
abbiamo servito nell’ambito del territorio in cui viviamo;
abbiamo lavorato cercando di dare il 100%;
siamo stati in buona compagnia;
siamo stati aperti alle varie problematiche;
siamo riusciti anche ad "apparire".
Le immancabili negatività registrate, ma esaminate nell’intero
contesto,possono farci riflettere e rimediare da subito, dal momento che
ridiventiamo soci del Club.
Catania 8 luglio 2009
Buone vacanze
Pietro Di Gregorio
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Commento sull’anno Sociale 2008 – 2009 del past-
Governatore Silvio Cavallaro
L'anno scorso, con grande
entusiasmo venivano festeggiati i nostri trent'anni di vita associativa.
Per l'occasione è stato predisposto un
simpatico volumetto che, dopo la rievocazione dei
momenti più belli e significativi della
entusiasmante storia del Catania Nord , chiudeva con la foto
della consegna della charter al nuovo Presidente con la scritta " ... e
la storia continua". Il nuovo
Presidente era il prof. Pietro Di Gregorio e, adesso,
posso affermare che la storia del Catania Nord è felicemente
continuata. Pietro Di Gregorio,
serio e pragmatico professionista,
ha realizzato un calendario di impegni, incontri e service
veramente incredibile. Collaborato egregiamente da un efficientissimo
Consiglio Direttivo e dalla sua infaticabile Leila ha saputo cogliere
ogni occasione per portare nel territorio e nella società l'incisiva
presenza del nostro Club, così rinverdendo le considerazioni ed il
prestigio di cui esso va fiero.
Se fossi chiamato ad
individuare le peculiarità di quest'anno di servizio le ricomprenderei
in due linee di operosità: la cultura sociale e
l'interesse per il territorio, tematiche tenute in
assoluta rilevanza dal nuovo corso del lionismo. La nostra Associazione
è fortemente orientata ad impegnare i Club a creare cultura, conoscenze
per far crescere una società più attenta
e più avvertita. Ed, ancora il Lions vuole i nostri associati
"cittadini attivi", cittadini che siano presenti, di esempio e di
stimolo nell'ambito del territorio e della comunità.
Numerose le iniziative
rientranti nel primo filone operativo. Solo per citarne qualcuno:
"obesità: l'epidemia del terzo millennio", l'ambiente
e le energie alternative"; "dalla crisi di un nuovo
ordine mondiale, quale ruolo per l'Europa?". Temi di grande rilevanza
sociale, condotti da professionalità eccellenti che hanno destato
l'attenzione e l'interesse di
vasti uditori, con ciò creando quella cultura sociale che dovrebbe far
crescere meglio la società. Nel secondo tema operativo, quello che
riguarda il territorio, grande rilevanza è stata data alla nostra
Catania non soltanto per
conoscerla meglio ma anche per
fornire suggerimenti, stimoli, obiettivi. Da segnalare: "Body art",
progetto di prevenzione condotto
nell'Istituto d'Arte di Catania; “ Catania nella storia del cinema ";
"infrastrutture in Sicilia, ponte … e non solo": II fiore all'occhiello
dell'anno sociale vorrei individuarlo in tre iniziative di grande
valenza sociale. La prima: "mostra concorso scopri Catania". Una
esposizione di oltre cento opere, realizzate dagli
studenti del liceo artistico Emilio Greco e dell'Istituto d'Arte
di Catania. Un grande stimolo per la capacità artistica dei giovani,
teso a cogliere la poesia di
luoghi noti o meno noti della città e
conseguentemente lo sprone alla cultura e alla conservazione del
bello e dell'artistico. L'arte e
l'architettura è qualcosa che va studiata, amata e sentita come qualcosa
di proprio, così si forma il
cittadino di domani. I lavori sono poi andati in vendita ed il ricavato
in beneficenza. La seconda: "veleggiata per non vedenti", iniziativa
credo unica nel distretto, un grande gesto di solidarietà per i meno
fortunati. Il nostro socio Salvatore Porto, appassionato di vela,
ha fatto da skipper guidando a veleggiare da Catania ad Augusta
sulla propria barca un gruppo di non vedenti appassionati di mare. Non
si esclude nel prossimo futuro la veleggiata anche da soli per i non
vedenti. E, da ultimo l'approntamento di un campo di calcetto all'intemo
di un complesso edilizio popolare "Villaggio dei piccoli
di via Acquicella Porto".
Il club ha saputo coordinare le risorse delle Istituzioni, la generosità
di aziende e privati cittadini per realizzare questa opera di
alto profilo sociale che consente ad un folto numero di ragazzi di
godere positivi momenti di aggregazione e di sport, distogliendoli da
insidiose distrazioni. E' un atto educativo che dimostra ai ragazzi,
specie ai più disagiati, come la società si interessa di loro. Il nostro
Presidente Internazionale emerito, prof. Pino Grimaldi, intervenendo nel
corso della nostra Charter night ha detto che basta solo questo service
per qualificare tutto un anno di servizio. Concordo pienamente. Ho
voluto ricordare a grandi linee i principali filoni operativi delle
attività svolte per poter affermare come quest'anno sociale sia stato
ben programmato e condotto ed
abbia colto le aspettative ed i risultati che la nostra Associazione si
aspetta. Allora, i complimenti più forti al presidente Pietro Di
Gregorio, al Consiglio Direttivo, a tutti gli splendidi soci del Catania
Nord che si sono spesi per il trionfo di un'idea, quella nostra, quella
del fondatore Melvin Jones: " non si può andare lontano se non si fa
qualcosa per gli altri". ( Silvio Cavallaro)
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